Professoressa di Economia politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino, ha ricoperto dal 16 novembre del 2011 al 28 aprile 2013 il ruolo di Ministro del Welfare con delega per le Pari Opportunità nel nel governo Monti. Il suo nome è legato alla riforma del sistema pensionistico attualmente in vigore.
Docente ordinario di Economia politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Torino ha insegnato Macroeconomia ed Economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione. I suoi studi si sono in particolare concentrati sui sistemi previdenziali pubblici e privati, sulle riforme previdenziali, sull’invecchiamento della popolazione e le scelte di pensionamento, assicurazione e risparmio delle famiglie. È autrice di numerose pubblicazioni su questi temi (L’economia dei fondi pensione. Potenzialità e limiti della previdenza privata in Italia, Il Mulino, 1999; La riforma del sistema previdenziale italiano. Opzioni e proposte Il Mulino, 2001; Pension policy in an integrating Europe, Edward Elgar 2003; Developing an annuity market in Europe, Edward Elgar, 2004; Pension Systems. Beyond Mandatory Retirement, Edward Elgar, 2005).
È stata vice presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo (2010-2011) vice presidente della Compagnia di San Paolo (2008-2010) membro del consiglio direttivo della Società italiana degli economisti (2005-2007), membro del comitato scientifico di Confindustria (2005-2006), membro della commissione di esperti valutatori presso la World Bank (2003-2004), con l’incarico di valutare il ruolo di assistenza svolto dalla Banca nell’attuazione delle riforme previdenziali di paesi con economie di transizione.
In particolare al centro delle sue ricerche c’è il problema della sostenibilità del sistema previdenziale, vale a dire come si può assicurare che il debito previdenziale contratto con le varie generazioni possa essere onorato. A tal proposito è stata chiamata come Ministro del Welfare ha riformare il sistema pensionistico italiano. Il suo nome è infatti legato alla riforma varata dal governo Monti nell’ambito del decreto “Salva-Italia” presentato il 4 dicembre 2011, in cui erano previste una serie di misure di taglio della spesa pubblica e di aumento delle entrate con l’aumento delle aliquote contributive pensionistiche di finanziamento. La riforma, da un lato ha imposto il sistema di calcolo contributivo nella costruzione della pensione di tutti i lavoratori, anche per coloro che – in ragione della riforma Dini del 1995 – stavano costruendo la propria pensione con il più generoso sistema retributivo; dall’altro ha innalzato l’età pensionistica di uomini e donne, stabilendo requisiti più stringenti per quanto riguarda l’età anagrafica e montante contributivo, sia ai fini del riconoscimento della pensione di vecchiaia che di quella di anzianità.